La scorsa domenica a Novara il tempo era davvero dei peggiori anche se le previsioni davano soleggiato. Non come oggi che nevica e tutti lo speravamo e ce lo aspettavamo. Quindi, ci siamo preparati. Invece, lo scorso weekend, avevo apposta finito di lavorare e mi ero programmata un’uscitina all’aperto che ovviamente non era fattibile..mancava il caldo necessario e io odio il freddo in tutte le sue forme, mi tarpa le ali.
Come spesso accade, qualcosa si frapponeva tra me e i miei obiettivi….questa è una condizione base per essere arrabbiati. Per non dire altro…
La domanda quindi era: come faccio a trasformare questo grigiore e questa frustrazione in qualcosa che sia divertente e mi permetta di godermi il tempo libero che ho? Serviva essere davvero creativi!
Questo è solo uno dei possibili esempi di come dall’emozione di rabbia possa scaturire la necessità di essere più creativi. Un bisogno che spesso può trasformarsi in un’effettivo incremento del nostro potenziale creativo. Non credete che essere arrabbiati renda più creativi?
Se continuerete a leggere, vi catapulterò nel meraviglioso e “mondo della rabbia creativa”
Lo Scientific American afferma che la rabbia ha un potenziale creativo unico, come dimostrato da una serie di esperimenti condotti da Baas et al. (2011) in cui gruppi di partecipanti erano esposti a condizioni in cui veniva indotta rabbia, mentre altri no. Quello che si è notato è che i partecipanti esposti a condizioni in cui veniva elicitata un’emozione di rabbia:
- Restavano concentrati per più tempo;
- Usavano modi di pensare molto più flessibili;
- Non percorrevano vie di ragionamento convenzionali.
Un altro lavoro degno di nota su questo tema è stato condotto da Van Kleef et al. (2010), i quali hanno dimostrato il ruolo chiave di fattori stabili – di tratto – (i.e., Motivazione Epistemica – ME; ovvero la predisposizione a conseguire una spiegazione accurata di un’esperienza) nel mediare tra un’emozione di rabbia e il successivo conseguimento di risultati creativi.
Siamo nel contesto di una rabbia indotta all’interno di un’interazione con un altra persona. I partecipanti non dovevano leggere storie, guardare video, filmati o ricordare eventi della vita connessi alla rabbia, ma avevano la possibilità di provare questa emozione in modo contingente, in laboratorio durante l’interazione con un altra persona. Questa concezione della rabbia è fondata nel modello EASI (i.e., “emotions as social information”). Si tratta di un modello che sottolinea come le espressioni emotive delle altre persone possano influenzare il nostro comportamento, inducendo in noi reazioni emotive, oppure facendo scattare dei processi inferenziali. Facciamo un esempio.
Immaginiamo questa situazione…
Ci troviamo ad una riunione di lavoro molto formale. Siamo tutti seduti attorno ad un tavolo ovale e possiamo osservarci in volto. Ad un certo punto ci alziamo in piedi, andiamo verso il proiettore e iniziamo il discorso di presentazione mentre scorrono le slide dietro di noi. Improvvisamente ci accorgiamo che il volto del nostro capo mostra evidenti segni di fastidio, fino a espressioni di vera e propria rabbia. Cosa facciamo?
- Iniziamo anche noi a provare qualcosa: siamo anche noi arrabbiati come lui? Ci fa tenerezza che metta il broncio? Ce la facciamo sotto perché ci incute paura?
- Già l’ultima possibilità – la paura – ci apre la mente ad un ulteriore processo legato al ragionamento: le inferenze. Iniziamo a fare ipotesi e congetture su cosa possa aver fatto scattare tale reazione di rabbia. Per esempio, iniziamo a passare al vaglio cosa abbiamo appena detto: era corretto? Aveva senso? Ci accorgiamo, girandoci verso le slide, che tutto il layout della presentazione PowerPoint è completamente partito ed uscito di sede. Non si legge niente e sembra che quella presentazione l’abbia fatta il nipotino di 8 anni. Chiudiamo la presentazione in PowerPoint e apriamo la sua equivalente in pdf. scusandoci e riprendendo da dove avevamo interrotto.
L’espressione di rabbia del nostro capo è stato un buon indizio..una buona fonte di informazioni per aggiustare il tiro, modificare il nostro comportamento, in assenza di altri modi di comunicare che fossero più diretti. Abbiamo trovato una soluzione funzionale. Sappiamo tutti che non sempre è così. A volte il panico potrebbe assalirci perché non sappiamo a cosa attribuire l’espressione di rabbia del capo oppure perché la attribuiamo a qualcosa che non possiamo/percepiamo di non poter gestire. In ogni caso, l’espressione emotiva del nostro capo ci ha dato delle dritte sul contesto, su cosa sta accadendo.
Tornando allo studio di Van Kleef et al. (2010), i partecipanti caratterizzati da un’elevata motivazione epistemica che ricevevamo feedback di “rabbia” (vedevano persone che mostravano chiare espressioni di rabbia), producevano molte idee, dettagliate, originali, e afferenti a categorie di pensiero anche molto lontane tra loro, rispetto a quelli con bassa motivazione epistemica esposti al medesimo feedback emotivo. La rabbia conduceva i partecipanti con elevata ME ad approfondire l’analisi del contesto e trovare sfumature ed idee inedite, quindi ad essere più creativi.
Infine, penso valga la pena trattare del lavoro di Yang and Hung (2015) che ha confrontato l’amore amicale con la rabbia all’interno di un contesto organizzativo, alla luce dell’Approccio Funzionalista dello studio delle emozioni (i.e., considera le emozioni in termini delle loro funzioni evolutivamente fondate e delle specifiche tendenze/spinte all’azione che esse promuovono). A questo proposito, la rabbia sarebbe caratterizzata da specifiche tendenze all’azione come: combattere, colpire, ferire, andare contro. La valutazione cognitiva alla base della rabbia includerebbe: il grado di certezza; lo sforzo anticipatorio (richiesto prima dell’azione); auto-controllo; un senso di potere amplificato; abilità di coping e di adattamento alla situazione.
Gli Autori affermano che
“La creatività ha il suo vantaggio più grande nel rimuovere le barriere (aggiunta nostra: ‘precostituite fisiche e teoriche’) e nel saper contrastare le altre persone. Inoltre, le persone arrabbiate, dal momento che si sentono più certe e dotate di maggior controllo, potrebbero essere in grado di esplorare liberamente idee insolite in grado di facilitare il conseguimento di obiettivi personalmente rilevanti (De Dreu et al., 2008). In breve, le tendenze all’azione che caratterizzano la rabbia conducono le persone a combattere contro punti di vista alternativi all’interno di una discussione e a farlo in modo ostinato. Questo atteggiamento verso la trasgressione, che ha le sue radici nella rabbia, può condurre a identificare soluzioni nuove e flessibili, tramite la ristrutturazione del nostro modo di pensare, promuovendo anche migliori abilità di problem-solving.” (p. 12)(traduzione nostra)
In questo studio, ancora una volta, le persone che avevano letto storie inducenti rabbia, erano più creative di quelle che, invece, avevano letto racconti centrati sull’amore amicale.
Per sintetizzare, la rabbia può essere davvero un alleato potente per promuovere la creatività, almeno nella fase iniziale di produzione di idee. Questo avverrebbe poiché la rabbia permetterebbe di superare modi di pensare ormai consolidati. Dopo questa fase iniziale, però, la rabbia potrebbe seriamente danneggiare la performance creativa. In altre parole, se non fossimo in grado di regolare adeguatamente la rabbia, qualsiasi performance ne risentirebbe, a causa della grande portata di energia che scaturisce da questa emozione (i.e., si tratta di uno stato emotivo altamente attivante), davvero nociva a medio e lungo termine.
Ok, ora posso tornare alla mia domenica e alla soluzione creativa che ho scelto per far fronte al brutto tempo e alla mancanza di calore che invece bramavo ardentemente. Non ho chiamato superman chiedendo di spostare la perturbazione ma ho lavorato su ciò che potevo gestire: me stessa, le mie emozioni e le mie relazioni. Preso da un altro punto di vista, ho capito che il caldo meteorologico che mi mancava avrei potuto ritrovarlo nelle persone che mi stavano accanto…magari in compagnia di una bella cioccolata all’Irene Art Cafè.
Questo sì che vuol dire trovare il lato positivo!!!!!!
So che non è sempre facile, la rabbia è una delle emozioni più difficili da gestire. A volte, però, un grande respiro e il ricordo di ciò che è davvero importante, ci può aiutare a darle una direzione funzionale, e perché no, creativa.