Forse lo avevate già visto..Okija: oltre la meraviglia

IMPORTANTE: Se non volete spoiler sul film Okija NON leggete questo articolo!

Altrimenti, accomodatevi..

Qualche giorno fa ho avuto l’occasione, concessami dal raffreddore poi tramutatosi in influenza, di guardare un bellissimo film su Netflix che forse molti di voi già conoscevano.

Ebbene, finisco sempre per vedere i film cult in ritardo rispetto alle altre persone ma credo che questo mi permetta anche di assaporarli di più, senza fretta, perchè non ho l’urgenza di esprimere il mio parere a qualcuno, scambiare i miei pensieri, ma posso cullarmeli silenzionsamente, senza pressioni, finchè non mi viene voglia di scriverci qualcosa. Ecco il momento.

Okija mi è entrato nel cuore. Non è il messaggio prepotentemente ecologista che il film trasmette, non è il ritratto poco lusinghiero della società attuale, ricco di paradossi, dolceamari controsensi giustificati dal bisogno più primordiale alla sopravvivenza. Non è nemmeno il tema della “fame nel mondo”, mantra inverso della nostra Expo 2015.

E’ per la semplice dolcezza con cui una bambina vive, naturalmente, con un essere che potrebbe apparire (ed appare infatti nel film) orribile e spaventoso se trasportato fuori da quel contesto: dalle foreste della Corea del Sud incontaminate e selvagge.

Breve premessa:

Mija è una dolce ragazzina coreana che vive con suo nonno in una foresta. All’età di 4 anni, dopo la morte dei genitori, entra nella sua vita Okja, un “supermaiale” non dichiaratamente OGM, consegnato al nonno perché lo allevasse con premura per 10 anni, al termine dei quali avrebbe dovuto restituirlo alla multinazionale sua proprietaria – la Mirando corporation – per un fantomatico concorso di bellezza tra i “supermaiali” di tutto il mondo.

Il film si apre con Mija e Okija che vivono, mangiano, giocano e scorrazzano liberamente per i boschi prima di una delle tante chiamate ” a tavola” per la cena da parte del nonno. La sensibilità di Okija e il suo amore per Mija si possono intravvedere in diverse scene. La più toccante è quella del salvataggio intelligente di Mija da parte di Okija. Okija cerca di trattenere la corda a cui è legata Mija e che è il solo mezzo per non farla cadere nel vuoto. Purtroppo le zampe di Okija sono piatte e la corda slitta, facendo scivolare Mija sempre più giù nel burrone. All’improvviso, il regista, inquadrando prima il volto di Okija e dopo un tronco sporgente dalla parte rocciosa, ci fa comprendere quello che sta pensando Okija: usare il bastone come leva per scaraventare Mija verso l’altro ma cadere inevitabilmente nello strapiombo. Okija lo fa. Non ci pensa due volte. Si sacrifica per la sua MIja e sopravvive. Malandata ma felice, Okija ha salvato la sua Mija. E’ il mondo della meraviglia, è il mondo dell’infanzia, della verità e della spontaneità. Quello che molti di noi faticano anche solo a ricordare nella propria routine quotidiana. Questo mondo è una metafora ed è l’essenza della vita.

Da questo idillio perfetto fatto di salvataggi ed animali fiabeschi in grado di pensare, sentire e di farlo nel modo più puro e sincero possibile, entrambe vengono strappate con l’avvento degli adulti del mondo industrializzato che, come evidente nella chiusura del film, ragionano solo secondo una logica, pulita e lineare: gli affari.
Curiosamente, il CEO della Mirando corporation non si sottrae mai a questa logica, nemmeno la sua gemella identica e più manifestamente cattiva, ma la dichiara apertamente e con naturalezza, come se fosse la sola possibile per gestire le cose del mondo..quello vero.

Ed è così che quando Okija, ormai catturata e seviziata dalla Miranda corporation, sta per essere abbattuta, come accade a molti animali da allevamento oggi, Mijia capisce.

Mija smette di cercare di salvare Okija con la logica del mondo della meraviglia e capisce che deve parlare una nuova lingua, mettersi al pari del suo interlocutore, usare lo stesso codice comunicativo e di scambio: gli affari, il pragmatico, i soldi. Ed ecco che lo scambio tra un maialino d’oro donatole dal nonno per il suo futuro matrimonio, con la nuova CEO della Miranda corporation, diventa l’unico modo, la sola lingua che quest’ultima possa comprendere. “Qualcosa per qualcos’altro”. Una logica tanto lontana da quella espressa nel gesto iniziale di salvataggio di Okija con Mija, quanto attuale, semplice, pulita e chiara.

Quando Mija fa pace con le regole del mondo attuale, degli adulti, del pragmatismo, del soldo, può tornare al suo della meraviglia ma nè lei nè Okija saranno più le stesse. Ora sanno la verità. Bong Joon-ho, ancora una volta con un sapiente gioco di prospettive, ci fa comprendere che Mija e Okija non saranno più le stesse. Sono cresciute, sono cambiate e per quanto non abbiano ceduto, apparentemente, in realtà, hanno soggiaciuto alla logica del più forte.

In realtà, da spettatori possiamo intuire che le nostre due eroine sono solo cresciute ed hanno imparato che nel mondo esiste più di una lingua: quella delle emozioni, dei sentimenti, del profondo e quella del concreto, del pragmatico dei bisogni essenziali e di base che risponde ad una logica non sempre opposta alla prima.

Per essere davvero liberi bisogna imparare a parlarle tutte. Per capire che tutte inquadrano una scatola della nostra possibile, o effettiva, esistenza senza esaurirne la complessità. Più logiche, lingue, valori, interessi comprendiamo più siamo liberi, perchè ne capiamo la parzialità. Mija e Okija in Corea vivono la stessa parzialità. Sono egoiste che ritornano a casa. Ora ne sono consapevoli. Forse è questo l’elemento davvero straziante che adombra leggermente il loro volto ed il loro sguardo qualche secondo prima della della fine del film.

Non c’è più solo la dicotomia tra infanzia, sentimento, meraviglia, stupore, natura e industria, OGM, pragmatismo, denaro. C’è il bisogno di andare oltre entrambe e capire se ne esistano anche altre.

Forse perchè mi riconosco in questo anelito ho apprezzato molto questo film, delicato, diretto e sostanziale. Forse spero che ognuno di noi abbia questa spinta ad andare oltre come segreto della vita vera e della felicità.